ARIAFERMA – Un controtempo da Oscar
Titolo: Ariaferma
Anno di produzione: 2021
Casa di produzione: Tempesta, Rai Cinema, Amka Film Productions, RSI.
Distribuzione: Vision Distribution
Sceneggiatura: Leonardo Di Costanzo, Bruno Oliviero, Valia Santella
Regia: Leonardo Di Costanzo
“Un miracolo fra tanti:
una piccola nuvola svolazzante,
che riesce a nascondere una grande pesante Luna.”
Alla fiera di miracoli
Wisława Szymborska
Cosa c’entrano questi versi, cosa c’entra la Luna, cosa c’entra Newton con Ariaferma, miglior sceneggiatura originale agli ultimi David di Donatello (2022)? Proviamo a vederlo fra un istante parlando di tecnica e attraverso la tecnica della metafora. Non so a quanti di voi sia capitato di vedere la Luna e chiedersi il perché la Luna non cade? Partiamo da qui, partiamo dal presupposto per il quale ci facciamo questa domanda. Perché la Luna non cade? non precipita sulla Terra? Proviamo a rispolverare un po’ di fisica andando da un signore che ne ha capito il motivo. Questo signore aveva l’abitudine di andare a studiare o leggere addossandosi ai tronchi degli alberi; gli alberi dopo un po’ si stufavano ed essendo tutti alberi di mele gliele facevano piovere sulla testa; e lui invece di spostarsi sotto alberi senza frutto se ne esce con la legge di gravitazione universale. Questo signore si chiamava Isaac Newton.
Apriamo il sito della Interactive Simulation della Boulder University of Colorado https://phet.colorado.edu/ (ci sono simulazioni interattive davvero molto molto interessanti e di ogni genere). Portiamoci al sistema Terra-Luna: ecco il nostro pianeta col suo satellite, mettiamo le freccette blu – la forza di gravità – e facciamo partire l’animazione. La Luna descrive un’orbita attorno alla Terra, un’orbita abbastanza regolare; il motivo di questo è dovuto alla velocità: la freccetta verde V.
Per provare che effettivamente l’orbita dipende dalla velocità della Luna diminuiamola e inseriamo il nuovo dato nel simulatore. Facciamo partire l’animazione: quello che accade è che le nostre peggiori paure si avverano, la Luna precipita sulla Terra.
La nuova orbita collide col nostro pianeta, ci accorgiamo pertanto che la domanda che ci siamo posti all’inizio, perché la Luna non cade sulla Terra? in realtà è una domanda mal posta: perché la Luna costantemente cade sulla Terra, ma grazie alla velocità con cui viaggia, il suo costante cadere descrive un’orbita tale da mantenerla distante. Per verificare questo aumentiamo di poco la velocità nel simulatore, mantenendo la velocità della Luna poco sotto quella reale, la percezione sensibile che noi abbiamo è che effettivamente la Luna cade ma non precipita bensì tange la Terra per poi risalire.
C’è quindi un costante cadere, un costante precipitare degli eventi. Ariaferma è questo: l’orbita descritta dalla Luna nei confronti del pianeta Terra, qualcosa che costantemente cade senza mai precipitare. La sensazione che sia ha guardando Ariaferma è quella di tragedia incombente che stia costantemente per accadere. Quel guardare la Luna e dirsi: cadrà! e non cade. Come ha detto Leonardo Di Costanzo, regista e sceneggiatore del film, la scrittura usa quella che è l’aspettativa del pubblico abituato a vedere o leggere storie in cui il carcere è un ambiente nel quale prima o poi accade qualcosa e qualcosa di tragico. Usa questa aspettativa, usa la domanda che risiede in noi, la domanda di chi guardando la Luna teme che prima o poi cada. Allo stesso tempo però rimaniamo ammirati dal nostro satellite: i personaggi sono questo: sono coppie Terra-Luna. C’è una legge di attrazione tra di loro, ma c’è anche una velocità che gli consente di non collidere. Per l’attrazione dovrebbe succedere una tragedia ogni cinque minuti, per attrazione la Luna dovrebbe precipitare costantemente sulla Terra colpendola e rigenerandosi tutte le volte, ma c’è una velocità alla quale andare, per cui le coppie dei personaggi alla fine, nonostante l’attrazione, costantemente cadono senza mai precipitare l’uno sull’altro.
Questo è il miracolo di questa sceneggiatura. La legge di attrazione e la velocità ci portano a parlare di un altro aspetto: il ritmo… un due tre, un due tre e di un’altra cosa, un’altra particolarità: la Luna gira anche su sé stessa e girando su se stessa, avendo quel tipo di velocità nel girare su se stessa, lo sappiamo benissimo, mostra sempre la stessa faccia: i personaggi in Ariaferma mostrano sempre la stessa faccia. Del personaggio Lagioia non sappiamo quali reati ha commesso; del personaggio Gargiulo non sappiamo cosa ha passato e vissuto sotto la dottoressa, non conosciamo la sua famiglia; di Fantaccini non conosciamo il suo passato, sappiamo che è autore di uno scippo, che la persona anziana che ha scippato è in coma, non sapremo mai se questa persona morirà o meno. Volutamente la scrittura mantiene un lato oscuro che non ci viene mai mostrato.
Nel simulatore se mettiamo una velocità di molto maggiore rispetto a quella che la Luna ha realmente l’orbita diventa enorme fino a raggiungere il punto di fuga. Ma se la velocità è giusta cadendo costantemente non precipiterà mai. Allora abbiamo: velocità, attrazione, nascondere sempre qualcosa dei personaggi e ritmo… un due tre… la Luna ha un suo ritmo: a seconda della posizione che assume rispetto alla Terra e al Sole mostra tutta la sua faccia illuminata: Luna piena; un quarto della sua faccia: quarto di Luna; si nasconde completamente: Luna nuova. Questi sono i tre tempi della scrittura di Ariaferma… un due tre…
Il ritmo è il collante fondamentale tra tutti gli aspetti di una drammaturgia e similmente a quello che accade nella musica ha una sua ben precisa accentazione; accentando il primo tempo avremo BAM bam bam. In Ariaferma dall’inizio del film e per buona parte abbiamo un accento sul primo tempo BAM che corrisponde alle azioni sia interne che esterne (tutte quelle situazioni che da fuori muovono i personaggi, parimenti da ‘dentro’ i personaggi stessi). A seguito di queste abbiamo reazione e rilascio. L’accento posto sul primo tempo azione corrisponde alla piena manifestazione di un problema e quindi Luna piena, la reazione corrisponde a una sorta di media schermatura della reazione che avviene in risposta all’azione; quindi, quarto di Luna (questo per mantenere la velocità costante consentendo agli eventi di non precipitare) e il rilascio è il nascondimento di azione e reazione –Luna nuova– nuovo punto di generazione per qualcosa di nuovo: l’azione futura. Quindi abbiamo battere levare levare, battere levare levare, fino al punto in cui, e qui sta il genio di questa scrittura, abbiamo un cambio di accento ritmico.
Vediamo nel dettaglio: la cucina è chiusa e i pasti vengono portati da un catering esterno. I pasti non sono buoni e scatta la protesta da parte dei detenuti. Primo tempo – azione – i detenuti rifiutano il cibo. Secondo tempo – reazione media schermata – e siamo in levare, la risposta di Gaetano Gargiulo, che ha la responsabilità dei pochi uomini di polizia penitenziaria rimasti a controllare, è quella di rivelare che anche loro mangiano i pasti dello stesso catering. Terzo tempo -rilascio- il rilascio è quindi la richiesta da parte di Carmine Lagioia di aprire le cucine, sarà lui stesso a cucinare. Azione in battere, reazione medio schermata in levare: anche noi mangiamo le stesse cose; rilascio, terzo tempo, in levare. Qui c’è una necessità: quella di passare da un’osservazione esterna a una osservazione interna.
Torniamo, quindi, alla domanda che abbiamo fatto all’inizio: perché ci chiediamo perché la Luna non cade? perché siamo sintonizzati sul disastro o sull’aspetto tragico? Beh, questo ha a che fare con la nostra limitatezza, la nostra finitudine. Qual è il motivo per il quale non ci chiediamo prima perché la Luna non ci lascia? Invece di avere come primo pensiero la collisione? In noi c’è la direzione stabilita apriori del morire, della morte; la finitudine, la nostra limitatezza ci porta a pensare, quando gli eventi ci investono violentemente mettendoci sotto pressione, a qualcosa che ha un termine, a qualcosa che finisce e finisce in modo cruento.
Tutta la prima parte del film punta sul fatto che noi ci aspettiamo, per come c’è stato sempre raccontato il carcere, che qualcosa volga al tragico. Ma al di sotto di questo c’è la limitatezza nella limitatezza, c’è una finitudine nella finitudine, c’è il fatto che è dentro il carcere ha la propria libertà limitata, allo stesso modo (ovviamente in senso metaforico) le nostre limitazioni limitano noi dentro i nostri luoghi di chiusura. Nel carcere ci sono i poliziotti, persone che sono libere, ma condizionate anche loro dalla finitezza dal limite: avendo le chiavi dei cancelli, delle porte sono parte di quel limite non fuori da quel limite. Allora qui c’è la necessità di passare da uno sguardo, da una osservazione esterna verso quelli che sono i movimenti interni. Guardiamo sempre la Luna con la domanda sulla sua eventuale, ma nel frattempo spostiamo la nostra osservazione dentro di noi, guardando quello che provoca interiormente lo sguardo esterno sulla nostra finitudine. E’ su questa interiorità che adesso il film deve spostare l’accento, e qui risiede la soluzione geniale trovata.
Per compiere questo piccolo miracolo è stato ‘semplicemente’ spostato l’accento: non abbiamo più un battere levare levare, ma un controtempo, mentre il resto rimane inalterato: ritmo, velocità, mostrare la stessa faccia. Continuiamo a guardare la Luna (il carcere) chiedendoci cosa possa accadere di tragico, ma continuiamo a guardarla sdoppiando lo sguarda e rivolgendo questo doppio dentro di noi perché possiamo rivolgere lo sguardo dentro i protagonisti della narrazione in particolare Lagioia, Gargiulo e Fantaccini.
Analizziamo il controtempo. Nel tempo 1 (azione) abbiamo Gargiulo e Lagioia che si dirigono in cucina, Lagioia inizia a cucinare, la tensione è alta, arriva il momento in cui servono i coltelli, almeno un coltello. Sempre nel tempo uno abbiamo Gargiulo che assegna un aiuto a Lagioia, lui che vorrebbe Cacace Gargiulo gli assegna Fantaccini; il motivo è lo sguardo di Gargiulo su Fantaccini: quello di un ‘padre’ che si trova di fronte a un ragazzo che ha avuto un vissuto molto problematico nel tentativo di farlo allontanare dal percorso di delinquenza; aiutando in cucina spera che impari un mestiere. Con l’arrivo Fantaccini ci troviamo nel tempo 2 (reazione media schermata) la reazione qui è di Lagioia, iniziamo ad avere una anticipazione di quello che sarà lo spostamento a causa del controtempo, cioè cominciamo a passare dalla visione esterna alla visione interna dei personaggi perché Lagioia inizia a fare domande personali a Fantaccini. Scopriamo qualcosa di più di lui, del suo vissuto. Quello che possiamo comprendere è che noi vediamo il quarto di Luna di Lagioia illuminato il quarto di Luna oscuro di Fantaccini. È un tempo di reazione molto molto interessante.
Ci aspettiamo il tempo 3 cioè il tempo di rilascio, ma il tempo di rilascio non c’è perché qui viene inserito un controtempo. Fantaccini ha il compito di servire il pranzo prima ai poliziotti e poi ai detenuti, per farlo attraversa con il carrello tutta la parte chiusa del carcere. Durante la distribuzione del pranzo accade qualcosa, siamo al minuto 54. Invece di avere un rilascio abbiamo di nuovo un’azione, quindi non più battere levare levare ma battere levare battere; il tempo di rilascio è rimandato. Questo vuol dire che sul tempo 3 abbiamo di nuovo una azione; allora il ritmo nella sua accentazione cambia e quindi abbiamo tempo 3 tempo 1 tempo 2. Cos’è che accade esattamente? Quello che accade è che Fantaccini riceve la comunicazione che l’avvocato gli deve parlare, affinché questo cambio di accentazione non sia troppo brusco abbiamo una sorta di semi-rilascio in cucina dove Lagioia e Gargiulo escono a fumare una sigaretta, ma non è il rilascio vero di tutta la sequenza.
Quello che l’avvocato comunica a Fantaccini è quello che dicevamo all’inizio cioè che la persona anziana da lui scippata ha scippato è in coma. Se dovesse morire il reato cambia. Fantaccini deve tornare con il carrello in cucina per riportare le stoviglie attraversando di nuovo la parte chiusa del carcere. Metafora nella metafora: c’è un luogo chiuso all’interno di un altro luogo chiuso; è il luogo dell’impenetrabilità, cioè il luogo nel quale non puoi entrare veramente senza il permesso dell’altro, luogo in cui l’altro si trova a contatto con sé stesso e con la propria coscienza e abbiamo un’attesa. Di nuovo l’attesa di qualcosa che sta per accadere, ma stavolta interiormente e non esteriormente. La faccia oscura della Luna prende il sopravvento, la velocità diminuisce al tal punto da far temere il collasso del sistema. Fantaccini ritarda, in cucina non si vede arrivare, Gargiulo e Lagioia si muovono e vanno nella zona chiusa, in questa zona chiusa abbiamo il tempo 2 che non è più il tempo 2 è diventato il tempo 1 il tempo della reazione media oscurata ed è cioè la reazione di Fantaccini ritrovato dentro una delle vecchie celle intento a tagliarsi i polsi con una scheggia di vetro.
E il contatto si crea per un istante: Gargiulo e Lagioia si toccano. Gargiulo sta cercando di scuotere fisicamente Fantaccini, bisogna rimettere in moto la costante di velocità affinché gli eventi non precipitino e Gargiulo intima a Lagioia di fare un passo indietro. Con questo ci siamo definitivamente spostati dall’aspetto esterno a quello interno. Entrando pienamente nel luogo chiuso del luogo chiuso da adesso in poi la nostra attenzione, sia che abbiamo colto il controtempo o meno, è inconsciamente spostata all’interno dei personaggi e non solo all’esterno e a quello che di tragico può accadere all’interno dei personaggi stessi. Lo vediamo meglio al tempo che doveva essere il 3 ma adesso è diventato il tempo 2 cioè quello di rilascio, Gargiulo lo ritroviamo nella sua stanza a confidare l’accaduto (accaduto che in toto non ha rivelato a nessuno) all’unica persona della quale si fida: Sanna.
Ripetiamo: accento sulla azione, reazione media oscurata, di nuovo azione con un sotto rilascio perché il controtempo non sia eccessivamente forte a livello di impatto; di nuovo reazione semi oscurata e infine rilascio. Siamo partiti con un tempo 123,123 e adesso siamo con un tempo che è 12312. Ma qual è la cornice a tutto questo?
Nella parte iniziale la dottoressa (direttrice del carcere) rappresentante le istituzioni si allontana. Quel è il vissuto di Gargiulo sotto l’istituzione? Questa è la parte che rimane oscura nel suo personaggio.
Ariaferma non è solamente un film sulla detenzione o su cosa dovrebbe essere la detenzione, il suo ruolo effettivo, quello che dovrebbe avere nella società e che magari non ha. Ariaferma è qualcosa di più di questo: è un provare a mettere all’interno di un’azione sociale, di un fatto sociale, un controtempo, un ‘proviamo ad analizzare le cose da un altro punto di vista’ e per poterlo fare c’è bisogno di uno sgambetto, c’è bisogno di un controtempo, appunto, c’è bisogno che ci accorgiamo che le cose vanno in un certo modo. E noi abituati al ritmo, abituati ai suoni, abituati alle stesse parole, non ci accorgiamo che cosa esattamente stiamo ascoltando, cosa esattamente stiamo dicendo, cosa esattamente stiamo capendo. Arriva un momento in cui c’è il minuto 54 nella vita di ciascuno, della società, di una nazione. C’è un controtempo e si inizia a capire che lo sguardo va mutato, lo sguardo va cambiato.
Se la direzione che Ariaferma indica sia giusta o meno, non rientra in questa analisi. Vero è che c’è una parte finale, la cena, che andrebbe molto analizzata così come il suo sistema di immagini. L’intento però che noi ci siamo posti qui era solamente di dare, rispetto alle analisi fatte, esclusivamente il dato tecnico. Anche la parte attoriale andrebbe discussa, Toni Servillo e Silvio Orlando sono stati letteralmente strepitosi. Ariaferma è un film confezionato veramente veramente bene.
Irvin Gotta
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